Costruzione Centro di Formazione Agraria e Zootecnica

L’intento di questo progetto è quello di offrire alle persone che verranno coinvolte la possibilità di aprirsi ad una vita più dignitosa e serena, riscattandosi da una situazione di rassegnazione, fatalismo, superstizione e di dipendenza dall’alcool e dalla droga, come risulta dalla testimonianza di padre Roberto Dal Corso.

Gennaio 2015: panoramica con il Centro di formazione agraria e zootecnica (tetto verde)

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Febbraio 2017: mail di P. Roberto

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GAV | Costruzione Centro di Formazione Agraria e Zootecnica

L’obiettivo verrà perseguito attraverso la formazione al lavoro agricolo e all’allevamento, intesi come mezzo non solo di sopravvivenza, ma di sviluppo, di espressione della propria creatività, di rapporto positivo con se stessi, con gli altri e con la natura; non come un peso da sopportare alleviandone la fatica con l’alcool e la droga, ma come via che esprime e realizza la dignità e positività della vita; non come situazione umiliante e da evitare appena se ne presenti la possibilità, ma come una passione che nobilita.

La formazione al lavoro agricolo e all’allevamento, deve portare al superamento del concetto di natura da sfruttare tout court e distruggere (con diboscamento, incendi, inquinamenti..), per instaurare approdare al concetto di interazione rispettosa con la natura. L’introduzione di metodi più moderni di agricoltura ed allevamento, portando ad una maggiore efficienza del lavoro, potrà lasciare più spazi e tempo da dedicare ad altre dimensioni della vita, come ad esempio la dimensione culturale, elevando così il tenore di vita.

Tale formazione potrà riscattare, pian piano, questo popolo dal fatalismo, fatalismo per il quale nella vita tutto è in mano al potere degli spiriti, visione che annulla la valenza del lavoro dell’uomo nel suo cammino verso il progresso. Il progetto si sta realizzando a Zenneti, in Tanzania, nel distretto di Muheza, regione di Tanga. E’ nella zona ad est del Tanzania, a circa 55 km da Tanga. Zenneti è un villaggio situato nella regione di Tanga a est del Tanzania, in un territorio collinare ai piedi della catena dei Monti Usambara, che assieme ai Monti Pare formano una catena montuosa che dalla regione di Tanga va su verso nord fino a Moshi, ai piedi del Monte Kilimanjaro. Il villaggio di Zenneti si trova lungo la strada che dal grande incrocio di Segera,( dove si incontrano le strade che vengono da Tanga, a est, da Dar Es Salaam, a sud, e da Arusha, a nord) va verso il distretto di Muheza, e poi verso il capoluogo di regione: Tanga, situata sulla costa dell’Oceano Indiano. In questa zona il clima è caldo ventilato e abbastanza piovoso, anche se in questi ultimi anni le piogge si stanno riducendo drasticamente.

Fino a pochi anni fa, le campagne si alternavano a estesi boschi, che stanno però scomparendo rapidamente, a causa del taglio degli alberi per produrre la carbonella da vendere in città. Man mano che scarseggiano le piogge i raccolti delle campagne si riducono. Per sopperire a questa penuria, la gente taglia i boschi per guadagnare qualcosa con la vendita della carbonella. Questo sta creando estensioni sempre più ampie di savane aride e semidesertiche, che riducono ulteriormente le precipitazioni piovose e quindi si riducono ulteriormente i raccolti delle campagne. E’ un circolo vizioso verso una situazione sempre più precaria. Zenneti è circondato nelle vicinanze da una decina di villaggi, ma molti di più sono i villaggi che, anche se un po’ più lontani, fanno riferimento ai servizi della missione. I due raggruppamenti di comuni in mezzo, ai quali si trova Zenneti, secondo il censimento di qualche anno fa contano circa 20.000 persone. I nuovi dati saranno pubblicati in gennaio. Si riscontra un aumento di circa 500 persone di sesso maschile.

La popolazione è formata da mescolanza di tribù diverse, immigrate in tempi successivi in questa zona da diverse parti del Tanzania, fin dai tempi della colonizzazione tedesca, per lavorare nelle piantagioni di sisal avviate dai tedeschi stessi. Le persone che ora popolano la zona sono i figli e i nipoti della generazione insediatasi qui da prima della 2. guerra mondiale. Le maggiori tribù qui presenti sono: i Makonde, i Bondei, i Sambaa, i Bena, i Kuriaa, i Ngoni, i Wamatengo, i Pangwa, i Hiao, i Zigua. Le piantagioni di sisal sono ancora presenti, ma in misura decisamente inferiore al secolo scorso. Molte piantagioni sono state abbandonate ed i terreni distribuiti alla gente, che ha cominciano a coltivare il mais per uso alimentare, e poi il cocco e l’arancio per vendere i prodotti nelle città. Attualmente la coltivazione del cocco è quasi in stato di abbandono, soppiantata dalla coltivazione degli aranci, che sta riducendo di anno in anno anche il terreno a disposizione della coltivazione del mais.

Questo perché la coltivazione dell’arancio è molto semplice, non abbisogna di nessun trattamento particolare, né di potatura. Quello che produce, anche se le piantagioni non sono a carattere intensivo; è tutto guadagno, il mercato è assicurato, perché questi frutti sono richiesti nei mercati delle grandi città tanzaniane e dalle fabbriche di succhi di frutta che sono sorte in questi ultimi anni a Mombasa, ad Arusha e Dar es Salaam. I raccolti sono però sempre modesti, sia per la coltivazione estensiva, sia per l’impoverimento del terreno, sia per l’acidità del terreno. Lo stesso discorso vale per il mais. Un ettaro coltivato produce in media 12-15 quintali di mais. Alla missione invece se ne raccolgono quasi 20 quintali per ettaro, cioè moltissimo rispetto alla media, e per questo sono considerati “quasi dei mostri”. L’allevamento del bestiame è molto ridotto. Pollastrelli tradizionali da villaggio e poco altro. Le mucche sono una rarità, causa la presenza di un tipo di zecca che inietta un parassita che provoca una febbre mortale per l’animale se non trattata in tempo . Anche la mosca tze tze rende difficile l’allevamento.

Alla missione si è iniziato ad allevare mucche da latte come una sfida a queste avversità, e si è dimostrato che, una volta adottate misure idonee, è possibile allevare bestiame. Irrigazione: nella regione Tanga nonostante l’abbondanza d’acqua da laghi e da fiumi, la superficie del distretto di Muheza presenta prevalentemente un metodo tradizionale per mq 17.549, contro i 360 del metodo moderno (irrigazione a goccia e pioggia). Nella zona operano ditte che coltivano e lavorano l’agave, occupando gran parte del territorio coltivabile e dando lavori ai locali come braccianti giornalieri con una minimo salario giornaliero. Le abitazioni sono costruite con paglia e fango, non vi sono centri di aggregazione ed educazione ed il livello della vita sociale risulta abbastanza basso. Le strutture educative ed assistenziali sono quelle essenziali assicurate dallo stato, scuola primaria e dispensario. Per trovare qualche progetto di sviluppo più concreto si deve spostarsi fino a Tanga dove esistono scuole professionali e secondarie. Il contesto sociale ed economico della zona è caratterizzato quindi da un’economia di pura sussistenza. Situazione scolastica: nei due raggruppamenti di comuni sopra accennati (il raggruppamento di Potwe e quello di Kwafungo), ci sono 14 asili, 14 scuole primarie, 2 scuole secondarie. Gli studenti che frequentano le scuole secondarie sono circa 240, ma pochi terminano con successo form 4, la quarta superiore. Alcuni si sono persi per strada durante i quattro anni, alcuni non sono ammessi all’ultimo anno.

Le principali cause che fanno sì che molti ragazzi lascino la scuola sono lo scarso interesse, motivi economici, e, per le ragazze, il rimanere incinta, durante gli anni scolastici. Pochi gli studenti universitari, la Missione sta sostenendo uno studente di veterinaria alla Università Sokoine di Morogoro. Si contano infatti attualmente pochissimi veterinari nel distretto di Muheza. Le statistiche dicono che circa l’80% della popolazione sa leggere e scrivere, mentre il 20% è analfabeta. Ma sono statistiche addomesticate, che danno una impressione più positiva del reale, in realtà sono molti di più gli analfabeti. Molti che hanno terminato i 6 anni delle scuole primarie addirittura non sanno leggere e scrivere o fare una semplice operazione matematica. Nel territorio che stiamo prendendo in considerazione c’è un solo dispensario: potenziare questo servizio è il sogno della Missione, che (e ce lo auspichiamo tutti) in un futuro non troppo lontano diventerà progetto. Il progetto si colloca all’interno di un ampio progetto di sviluppo rurale della zona. Ad oggi sono già stati costruiti alcuni edifici (la struttura della fattoria con magazzini, stalla, pollai, officina meccanica…) ed è stato avviato il lavoro agricolo in campagna e l’allevamento di mucche da latte. Si è partiti inizialmente con questo per avere da subito una fonte locale di autofinanziamento, per sostenere, almeno in parte, lo sviluppo del progetto, molto grande e costoso, ma di vitale importanza per la zona. C’è da rilevare, però, che le attività produttive, portate avanti con strutture ancora elementari e fragili, si sono rivelate molto gravose e talvolta in perdita. Attualmente le strutture sono realizzate per circa il 50%. Ancora molto rimane da fare.

Tutte le attività svolte finora, e che si stanno tuttora svolgendo, sono portate avanti pian piano, con l’aiuto e la consulenza di ingegneri (per i lavori di edilizia) e di agronomi (per i lavori della campagna). Inizialmente, nel 2003, si è acquistata una campagna abbandonata da una locale ditta che vi coltivava noci di cocco. In seguito si è proceduto con il restauro di un vecchio rudere, simile ad un maniero con torre, risalente ai tempi della colonizzazione tedesca, in modo che 3 missionari potessero iniziare subito ad abitarvi. I passionisti da subito hanno messo a coltura la campagna, ormai ridotta ad un bosco, perché abbandonata da tempo. Il lavoro si svolgeva in gran parte manualmente, o con vecchi macchinari presi in affitto presso una fattoria vicina. Contemporaneamente si iniziò la costruzione di magazzini, di stalle e pollai rudimentali. L’inizio è stato faticoso, perché la missione è partita senza un budget stabilito in precedenza, procedendo a vista con le disponibilità finanziare che si presentavano volta per volta. A finanze esaurite i lavori si fermavano in attesa di nuovi finanziamenti. In seguito si ampliava la campagna ed il numero dei bovini da latte. Dal 2004 ad oggi il progetto di sviluppo della zona non è ancora ancora terminato. Ma questo, se da una parte ha reso lento e faticoso il progresso del progetto, dall’altra lo ha reso più in sintonia con il clima di vita dei villaggi locali. La gente l’ha visto crescere lentamente, partecipando direttamente ai vari lavori, rendendosi più conto della fatica e costanza che ci vuole per progredire, e per questo ora la gente lo ama e lo sente come “un proprio figlio”. La campagna messa a coltura ad oggi è di circa 200 ettari. In previsione altri ne saranno messi a coltura. Si coltiva mais e girasole. La parte di territorio montano invece, circa 80 ettari, non sono lavorabili per l’asperità del suolo ed è dedicata alla forestazione, con piante di legno pregiato: teck e siderela odorosa. Altre zone sono state dedicate al pascolo dei bovini da latte. Circa le strutture: è stato realizzato, almeno nella sua struttura essenziale, un magazzino di 80 x 50 m, per il riparo degli attrezzi, dei raccolti e per l’officina meccanica; è stato costruito un silos della capacità di 3500 quintali per immagazzinare il mais prodotto dalla fattoria che verrà acquistato dalla gente. In questo modo si garantisce una riserva alimentare sufficiente per le necessità di un vasto territorio, nei tempi di fame. Dato il clima caldo e umido della zona, la gente infatti non riesce a conservare in casa il mais da loro prodotto e necessario per tutto l’anno: è sempre stata costretta a venderlo, per poi riacquistarlo a prezzi inaccessibili. Con il silos si riesce quindi a garantire una bella scorta alimentare acquistata e poi venduta a prezzi equi. Per garantire la disponibilità di acqua potabile, dopo aver scavato il pozzo per la missione, sono stati costruiti altri 5 pozzi profondi mediamente 60 mt, grazie ad un finanziamento della C.E.I, per i cinque villaggi confinanti con la missione. Accanto a questi risultati così visibili, ne sono apparsi, inaspettatamente, degli altri: conoscenza e messa in pratica del modo più razionale di coltivare il mais, costante richiesta di semi di mais più produttivi; utilizzo di tutto ciò che viene prodotto nella fattoria dagli abitanti del territorio circostante la missione. La gente acquista piccoli quantitativi di alimentari e li rivende al dettaglio nei villaggi limitrofi. Anche il latte, all’inizio poco usato, ora viene ritirato per la maggior parte da gruppi di donne e rivenduto da queste, dopo averlo fatto cagliare. Questo da loro una autonomia finanziaria che prima non era possibile. Questi sono alcuni esempi di risultati ottenuti. Il progetto del centro di formazione agricola e zootecnica è quindi parte integrante del progetto iniziale di sviluppo del fattoria Zenneti. Lo si considera un progetto di ampliamento e completamento.Tutte le attività svolte finora, e che si stanno tuttora svolgendo, sono portate avanti pian piano, con l’aiuto e la consulenza di ingegneri (per i lavori di edilizia) e di agronomi (per i lavori della campagna). Inizialmente, nel 2003, si è acquistata una campagna abbandonata da una locale ditta che vi coltivava noci di cocco. In seguito si è proceduto con il restauro di un vecchio rudere, simile ad un maniero con torre, risalente ai tempi della colonizzazione tedesca, in modo che 3 missionari potessero iniziare subito ad abitarvi. I passionisti da subito hanno messo a coltura la campagna, ormai ridotta ad un bosco, perché abbandonata da tempo. Il lavoro si svolgeva in gran parte manualmente, o con vecchi macchinari presi in affitto presso una fattoria vicina. Contemporaneamente si iniziò la costruzione di magazzini, di stalle e pollai rudimentali. L’inizio è stato faticoso, perché la missione è partita senza un budget stabilito in precedenza, procedendo a vista con le disponibilità finanziare che si presentavano volta per volta. A finanze esaurite i lavori si fermavano in attesa di nuovi finanziamenti. In seguito si ampliava la campagna ed il numero dei bovini da latte. Dal 2004 ad oggi il progetto di sviluppo della zona non è ancora ancora terminato. Ma questo, se da una parte ha reso lento e faticoso il progresso del progetto, dall’altra lo ha reso più in sintonia con il clima di vita dei villaggi locali. La gente l’ha visto crescere lentamente, partecipando direttamente ai vari lavori, rendendosi più conto della fatica e costanza che ci vuole per progredire, e per questo ora la gente lo ama e lo sente come “un proprio figlio”. La campagna messa a coltura ad oggi è di circa 200 ettari. In previsione altri ne saranno messi a coltura. Si coltiva mais e girasole. La parte di territorio montano invece, circa 80 ettari, non sono lavorabili per l’asperità del suolo ed è dedicata alla forestazione, con piante di legno pregiato: teck e siderela odorosa. Altre zone sono state dedicate al pascolo dei bovini da latte. Circa le strutture: è stato realizzato, almeno nella sua struttura essenziale, un magazzino di 80 x 50 m, per il riparo degli attrezzi, dei raccolti e per l’officina meccanica; è stato costruito un silos della capacità di 3500 quintali per immagazzinare il mais prodotto dalla fattoria che verrà acquistato dalla gente. In questo modo si garantisce una riserva alimentare sufficiente per le necessità di un vasto territorio, nei tempi di fame. Dato il clima caldo e umido della zona, la gente infatti non riesce a conservare in casa il mais da loro prodotto e necessario per tutto l’anno: è sempre stata costretta a venderlo, per poi riacquistarlo a prezzi inaccessibili. Con il silos si riesce quindi a garantire una bella scorta alimentare acquistata e poi venduta a prezzi equi. Per garantire la disponibilità di acqua potabile, dopo aver scavato il pozzo per la missione, sono stati costruiti altri 5 pozzi profondi mediamente 60 mt, grazie ad un finanziamento della C.E.I, per i cinque villaggi confinanti con la missione. Accanto a questi risultati così visibili, ne sono apparsi, inaspettatamente, degli altri: conoscenza e messa in pratica del modo più razionale di coltivare il mais, costante richiesta di semi di mais più produttivi; utilizzo di tutto ciò che viene prodotto nella fattoria dagli abitanti del territorio circostante la missione. La gente acquista piccoli quantitativi di alimentari e li rivende al dettaglio nei villaggi limitrofi. Anche il latte, all’inizio poco usato, ora viene ritirato per la maggior parte da gruppi di donne e rivenduto da queste, dopo averlo fatto cagliare. Questo da loro una autonomia finanziaria che prima non era possibile. Questi sono alcuni esempi di risultati ottenuti. Il progetto del centro di formazione agricola e zootecnica è quindi parte integrante del progetto iniziale di sviluppo del fattoria Zenneti. Lo si considera un progetto di ampliamento e completamento.

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FARM ZENNETI a Tanga – centro agrario-zootecnico

La costruzione iniziata ai primi di settembre 2013 con gli scavi, a fine aprile 2014 è stata conclusa.

Dopo un livellamento del terreno, il terreno ha un certo dislivello, l’impresa ha iniziato i lavori, proseguendo tra periodi piovosi e periodi di bel tempo, con la malaria che quest’inverno ha baciato parecchie persone, compreso padre Roberto! E tra difficoltà dovute alla malattia, ci si sono aggiunte anche quelle per la mancanza di elettricità per un mese dovuta al crollo della linea elettrica, marcia da tempo, causata da un’ondata di forte vento all’inizio dello scorso febbraio. Il generatore a gasolio ha sopperito, ma in misura molto marginale. Nonostante queste difficoltà non prevedibili, gli operai hanno lavorato incessantemente per raggiungere questo traguardo tanto agognato da chi all’interno della Farm Zenneti opera fin dall’inizio.

E a fine aprile dopo tante piogge che hanno rovinato strade e campi con l’arrivo del sole sono state consegnate a Roberto anche le chiavi della scuola, che ci scrive “ Qui stiamo abbastanza bene, stiamo uscendo da una situazione di alluvioni e impantanamenti: Le piogge si stanno attenuando e si respira un po’, anche se le zanzare e la malaria fanno un disastro… La scuola è già finita manca solo l’arredamento.”

Ed ancora il 26 giugno scrive : “Ciao, grazie per questa mano preziosa. … La scuola la inaugureremo al mio ritorno dalle vacanze (ndr: luglio 2014), anche se qualche attività si sta già facendo. Abbiamo avuto un raduno con 40 agricoltori per parlare di come si semina il mais, e il 31 luglio, sono attesi 200 agricoltori da tutta la regione di Tanga per vedere i risultati di una semina moderna del mais. Ma lascerò questa incombenza ai miei confratelli, non vedo l’ora di rientrare un po’ in Italia, ho le batterie scariche, sono in riserva, con la luce rossa accesa, ma con un po’ di riposo mi rimetterò in sesto. Grazie ancora , e a presto. P. Roberto”

Il 6 luglio ci scrive: “E’ stato fissato per il 23 luglio (2014) un raduno-festa-di 200 agricoltori, per vedere il progetto, con le sue varie attività ed assistere all’inizio del raccolto del mais. Verrà anche il presidente della regione di Tanga, con i presidenti di quattro province limitrofe, e anche la televisione. Poteva essere l’occasione per inaugurare ufficialmente la scuola, ma sono stato preso in controtempo da questi eventi, e quindi lo faremo più avanti.”

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