COMPLETAMENTO OSTELLO PER 50 RAGAZZE A MKIWA

Il progetto è stato realizzato nel 2010 a Mkiwa (circa 1.300 m. s.l.m.), nella regione SINGIDA (Tanzania),’ una delle più depresse regioni della Tanzania sia per condizioni economiche che per qualità di vita degli abitanti.
Nella lingua locale Mkiwa significa “abbandonato”, ma non dalle suore orsoline!

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MKIWA: GRADUATION anno scolastico 2015

GAV | COMPLETAMENTO OSTELLO PER 50 RAGAZZE A  MKIWA

Mkiwa si colloca a nord del Paese in una zona molto arida, abitata da circa 4.000 abitanti, numerosi i bambini e circa 1.000 giovani. Dentro il bosco, nel raggio di 100 km. ci sono 20 villaggi. Sull’altopiano piove raramente e l’acqua nel sottosuolo si trova difficilmente.
La zona è considerata uno dei luoghi più poveri della Tanzania.

Nei villaggi le abitazioni sono costruite da pareti di argilla su una struttura di bastoni di legno con il tetto di paglia e fango, il tetto in lamiera è solo per i “benestanti”. Non ci sono finestre e la porta consiste in un pannello mobile. Non arriva l’acqua potabile e non c’è energia elettrica. L’acqua utilizzata è quella piovana, raccolta dalle pozzanghere durante la stagione delle piogge, oppure raccolta da “pozze fangose” distanti diversi chilometri dai villaggi. Non di rado si vedono lungo le strade sterrate donne e bambini con le tank ed i secchi sulla testa pieni d’acqua. Attività questa che occupa molto del tempo delle donne e dei bambini che non possono quindi frequentare la scuola. L’economia è basata, a livello di pura sussistenza, sull’agricoltura e sulla pastorizia (in misura minore), ma la povertà del suolo e la carenza costante d’acqua rendono il raccolto povero con conseguenti frequenti carestie.

La missione è composta da oltre 10 fabbricati: la casa del noviziato, quella per gli ospiti, due cappelle, la scuola materna con la piazza dei giochi, l’ambulatorio, il negozio, la sartoria ed il maglificio, la fattoria. Nel 2010 è stato costruito un nuovo pozzo a supporto del futuro ostello per 50 ragazze, oggetto del presente progetto di cooperazione. Le suore allevano le mucche, capre, galline e maiali; c’è il mulino (dove viene macinato principalmente il granturco), l’orto, il frutteto, e il campo su cui cresce la manioca. Ci sono file di containers che svolgono principalmente il ruolo di magazzino (questi containers, una o due volte all’anno e spediti a spese della missione, vengono riempiti da gruppi di volontari dall’Italia, i quali, in vari modi, sostengono sin dall’inizio la missione). In ogni luogo lavorano le suore.

La gente del villaggio vive di pastorizia e agricoltura. Alcuni operai del villaggio lavorano per la costruzione della strada con un’impresa cinese.

La Missione delle Suore Orsoline polacche (SCGA) ogni giorno è il rifugio di tutti coloro che hanno problemi, famiglie senza tetto, con la casa che abbisogna di sistemazione; quando non piove la gente chiede acqua e cibo.

Nel villaggio, nel 2011 (data del nostro intervento), è stata costruita anche una scuola superiore, dove insegnano due consorelle, l’una matematica e inglese, l’altra biologia; nella scuola erano presenti 300 alunni (maschi e femmine), capienza totale 400 alunni; le studentesse vengono, a piedi, da tutti i villaggi limitrofi. Le consorelle avevano accolto in un magazzino 12 ragazze (a fronte di una richiesta di ben 50!). Non avendo alcuna possibilità di trovare posto per dormire, i genitori continuano a chiedere alla Missione di ospitarle, chiedendo di farle dormire anche per terra purché vengano accolte.

A queste 12 giovani erano state cucite e donate le divise e le scarpe (le famiglie non se le potevano permettere). C’era però la richiesta di altre giovani che arrivando da lontano e non potendo essere alloggiate frequentano la scuola in modo altalenante. Vi era l’impossibilità da parte delle studentesse in particolare di trovare un alloggio idoneo dove poter vivere e studiare, senza nessun aiuto economico e nessun controllo. Si fa presente che gli “alloggi privati” delle famiglie e di chi ospita le ragazze altro non sono che misere capanne senza luce, né acqua, e senza avere un minimo di spazio ove poter studiare.

La possibilità quindi di risiedere nell’ostello infatti è decisiva per l’istruzione e la crescita delle ragazze, in quanto praticamente ancora tutta la popolazione dei villaggi vive in capanne senza luce e acqua, ed è dunque praticamente impossibile per loro studiare una volta tornate a casa nel pomeriggio (il sole tramonta rapidamente intorno alle 18,30).

Le studentesse dal 2012, anno di inaugurazione dell’ostello, portano da casa il necessario per i loro pasti. C’è un piccolo orto che curano personalmente e dei cui prodotti si servono.

Si fa presente che le ragazze sono quasi tutte adottate a distanza. I genitori pagano un retta simbolica di 5 euro al mese, se questa possibilità non c’è le ragazze saranno comunque ospitate nella struttura.

Attività preliminari:

Nel 2009 ci sono stati vari colloqui preliminari tra la Congregazione, i responsabili della scuola superiore ed i capi villaggi, quindi con i genitori delle alunne che hanno vagliato le varie proposte scaturite. La proposta finale che ne è scaturita è stata la costruzione dell’ostello da parte della Congregazione SCGA.

Nel 2010 è stato costruito un pozzo a supporto proprio dell’ostello; se non si trovava l’acqua la costruzione non sarebbe stata costruita. Il pozzo è stato sostenuto finanziariamente dal GAV, dalla PAT e da benefattori privati.

A inizio 2011 è iniziata la costruzione dell’ostello con supporto economico della Fondazione Cariverona di € 30.000,00 e dell’Associzione Liber Verona.

La costruzione a settembre 2011 era al grezzo con le murature perimetrali, tetto e ripartizioni interne. Necessitava quindi di tutta l’impiantistica idrico-sanitaria, elettrica, di intonaci, finestre, porte, sanitari, piastrelle, di tutte le finiture che possano considerare una costruzione finita a regola d’arte.

Descrizione progetto:

L’ostello è una costruzione a un piano (come tutte nella zona), con grandi camere e il giardino con il pozzo.

La capienza prevista è di almeno 50 ragazze (8 camere complessive che possono arrivare a ospitare fino a 10 ragazze ciascuna).

La cucina e il magazzino, gli 8 bagni e la lavanderia sono esterni per problemi di igiene e migliore areazione, locali collegati all’ostello tramite due corridoi.

Complessivamente la costruzione misura circa mq 865,00, misure tratte dal disegno di progetto, esclusi mq 125,00 di cortile interno, al quale si accede tramite il porticato sul quale si affacciano le porte di tutte le stanze da letto, sala da pranzo, biblioteca e ripostigli per armadiature varie.

Lavori da eseguire per i quali è stato richiesto al GAV il contributo:
realizzazione degli impianti igienico sanitari,
1. realizzazione impianto elettrico
2. fornitura e posa in opera porte interne ed esterne,
3. intonaci ed imbiancatura
4. fornitura e posa pavimenti.

L’inaugurazione della struttura è avvenuta il15 settembre 2012 alla quale hanno partecipato due volontarie del GAV. Si riportano alcune impressioni della giornata.

15 settembre 2012

Mkiwa: oggi giorno di inaugurazione dell’ostello per le ragazze che frequentano la scuola secondaria a Mkiwa. La situazione precedente era insostenibile, dormivano in un magazzino alto 5 metri con le finestre sopra i tre metri, senza nessuna areazione, in condizioni davvero precarie. L’odore entrandovi era travolgente, il vomito e la nausea prendevano lo stomaco ancor prima di uscire. Ma i genitori volevano con forza che le loro ragazze potessero frequentare la scuola secondaria, era più importante l’istruzione dell’igiene. Potevano dormire anche in terra, senza nessun letto, senza lenzuola purché fossero seguite anche dalle suore orsoline nell’educazione morale e sociale! Quindi la richiesta da parte della congregazione di un aiuto, dopo aver consultato i genitori ed il capo villaggio. Oggi l’ostello sarà quindi inaugurato, la S. Messa ad ore 10,00, semplice pranzo, e festa sobria. Non sfarzo, non ostentazione della bravura delle suore, ma espressione di progettualità e volontà e desiderio di migliorare la situazione della zona, fin dai piccoli gesti, è grande!

La S. Messa viene officiata dal Vescovo di Singida, con la collaborazione di due sacerdoti [l’uno referente dell’ospedale di Itigi a 25 km di distanza, l’altro che arriva da Kihonda – Kilimangiaro periferia di Morogoro, dove alcune suore stanno gestendo un altro “ostello” (si fa per dire!) nella scuola di S. Pio. Situazione che visiterò nei prossimi giorni anche se non programmata nel nostro itinerario.].

Apertura con i canti delle ragazze più giovani che ballano ancora prima di entrare nella piccola semplice chiesetta. Canti e balli che continueranno uniti a quelli delle ragazze più grandi per tutta la cerimonia ed anche durante la successiva benedizione dell’edificio. Foto e riprese, non un momento non documentato, i ricordi possono svanire, la tecnologia ci potrà aiutare a ricordare, soprattutto però, a far a capire ai nostri amici l’importanza di questi progetti. Forse siamo sulla strada giusta, personalmente sento che anche questo è stato per noi un importante e buon progetto. Ora sta al progetto educativo sociale e morale delle suore aiutare queste nostre ragazze.

Il vescovo benedice tutte le stanze, dalla più piccola alla più grande, anche i servizi! Loda la capacità ideativa, lungimirante e di supervisione di Suor Rita, che con i suoi 83 anni, la dà in barba a molti di noi!!! Brava Rita, lasciati fotografare una volta, anche il tuo volto è importante per noi, non solo il tuo cuore! Dal tuo viso traspare la tua grande gioia di vivere, la gioia di fare e lavorare senza mai stancarsi per chi ti sta accanto, bimbi o anziani che siano. Esempio di bontà e simpatia, esempio di vita semplice e povera, esempio di vita santa in terra! Ci ringraziano queste suore, tutte. Ci sentiamo sempre più imbarazzati, cosa abbiamo fatto noi? Chi siamo per ricevere tante lodi? Sono sempre più imbarazzata, non so dove guardare, mi trovo a disagio. Le feste ed i complimenti non fanno per me, da sempre. Mi sto emozionando, troppo. Ed ho bisogno di Roberto che con le sue parole sarebbe sicuramente capace di mettermi tranquilla.

Prima del pranzo nella sala mensa/ritrovo delle suore entrano molti ospiti. Si attendono anche i “politici alti”, le massime autorità della Regione, ma nessuno si fa vedere. Meglio così, le parole a volte storpiano, e Suor Incoronata è felice. Se ci fossero stati avrebbero fatto di questo progetto un “loro progetto”, come di consuetudine, con tanto di pompa magna, anche se di fatto loro sono sempre stati inesistenti. Si presentano invece il capo villaggio, alcune autorità locali, persone semplici, umane e non “distanti”.

La parola a tutti quanti, non mi siedo tra le autorità, desidero solo documentare e per fare questo meglio stare in mezzo agli invitati, anche se Suor Incoronata sembra non condividere. Si siederà in mia rappresentanza Attilio, per mia grande fortuna! Conosce anche un po’ di kiswaili, lo ringrazio in cuor mio.

Ad ognuno la parola, poche parole semplici, ma ognuno degli invitati è presentato e parla a nome della sua categoria, perfino Chiampi il nostro autista che ringrazia rappresentando tutti gli autisti dei vari parroci del Paese. Stento a credere che tutto questo avvenga, la parola ad ogni operaio che ha lavorato alla costruzione, mai noi avremmo solo pensato di dare loro voce. Il progetto è sentito da tutti! Ne segue il pranzo semplice a base del solito riso e carne, riso pilau, verdure, frutta, tutto buono, senza esagerazione alcuna. Anche per questo mi piacciono queste suore, niente sfarzo, la semplicità paga sempre!

Alcune mamme con i bimbi sul dorso entrano, assistono ai canti e balli delle loro figlie. Mi nasce il desiderio di ringraziare queste ragazze, suor Incoronata e suor Rita sono felici, ma chiedo espressamente che entrino tutte le ragazze, voglio rivolgermi a loro. Abbiamo pensato, lavorato per loro aiutando questo progetto ad essere completato, loro debbono essere le attrici del futuro, accolgono già con entusiasmo gli insegnamenti delle suore, i loro consigli, anche le loro regole ferree, con ovviamente le eccezioni per ogni caso. Mi rivolgo loro con la traduzione di Suor Incoronata, faccio presente che per loro sarò “bibi Maria Grazia”, come per i bambini che abbiamo incontrato fino ad ora, una bibi adottata, non una bibi adottiva. Ridono, sono felici, esprimono la loro gioia unita a quelle delle mamme con le loro grida ed il loro verso simbolo di approvazione. Chiedo loro di ri-tornare ciò che hanno ricevuto, di rimanere nei loro villaggi quando saranno diventate mastre, dottoresse, ingegnere, ecc., per dare sviluppo ai loro villaggi, difficile che il sogno della vita nella grande metropoli si avveri. Meglio non spendere energie per una chimera, rimarrà sempre una chimera, ed il Paese non ha bisogno di perdere energie vitali. Approvano anche il vescovo ed i sacerdoti, approva anche il presidente della zona ed il capo villaggio. Mi rivolgo quindi brevemente ai “politici” presenti, chiedo di aiutare i vari progetti di educazione, di scolarizzazione. Vorrei dir loro che noi volontari lavoriamo per i loro figli, facciano per cortesia anche la loro parte, ma ho paura che si indispettiscano, però… accogliete ed educate queste giovani generazioni che saranno il futuro del Vostro Paese.

Suor Rita concorda, ma non solo lei, in cuor mio spero solo di non averli irritati, arriva il ringraziamento del presidente della zona e del vescovo che ringraziano ed approvano verbalmente. Per fortuna non li ho indisposti, la mia diplomazia non esiste e la mia schiettezza a volte può, lo so, dar fastidio. Non è avvenuto.

Si scaldano ancor più le ragazze quando suor Rita ed io entriamo ballando (si fa per dire) nel loro corridoio di braccia alzate, le mamme ridono e gridano di gioia.”

Marzo 2016: trenta ragazze sono ospitate nell’ostello, i risultati scolastici si sono notati fin da subito. Già alcune di loro lo scorso anno hanno iniziato a frequentare la quinta classe superiore (secondo ciclo superiore).
Anche in questo ultimo anno scolastico alcune ragazze hanno ottenuto con ottimi risultati il diploma ricevuto agli inizi del 2016. Proseguiranno quindi con gli altri due anni.
Auguri a tutte quante da parte nostra!

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